Un vero e proprio pasticciaccio scoperto quasi per caso. E a rimetterci, anche stavolta, sono stati i contribuenti. Parliamo della Tari, la tassa sui rifiuti. Secondo quanto riportato da Corriere e Repubblica, sulla scorta di un’interrogazione parlamentare di un deputato dei 5 Stelle, molti comuni tra cui Milano, Genova, Ancona, Napoli, Catanzaro e Cagliari avrebbero sbagliato ad applicare l’aliquota sulla bolletta dei rifiuti, facendola pagare di più. In qualche caso anche molto di più. Tutto nasce, come dicevamo, da una interrogazione di Giuseppe L’Abbate, giovane parlamentare del M5s. L’Abbate si è accorto, con l’aiuto del suo commercialista, che il suo comune, Polignano a Mare, aveva applicato la quota variabile a tutte le pertinenze dell’utenza domestica, compresi box e cantine. Da qui l’interrogazione parlamentare e il chiarimento del Ministero dell’Economia e delle Finanze che, in sostanza, ha dato ragione al deputato pentastellato.
In sostanza la tassa sui rifiuti prevede una quota fissa (legata ai metri quadri della casa) e una quota variabile (legata al numero degli abitanti di una casa). Molti comuni hanno invece moltiplicato la quota variabile anche per il numero delle pertinenze, sbagliando perché la tassa si paga per la metratura di casa e i componenti. Chi ha pertinenze farebbe dunque bene a controllare la propria bolletta. Secondo un prima stima del Sole 24 Ore per una famiglia di quattro persone che vivono in un appartamento da 100 metri quadrati con box e cantina, il calcolo corretto della Tari sarebbe di 391 euro all’anno, mentre quello illegittimo la gonfia fino a 673 euro. Quasi il doppio. Insomma un vero e proprio pasticcio, con le associazioni dei consumatori che sono già sul piede di guerra. La pioggia di ricorsi è già scattata. (AnconaToday)
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