Non le è bastato cambiare numero di telefono, città, posto di lavoro. Lui ha continuato a perseguitarla e non si è fermato nemmeno quando gli sono piovuti addosso denunce e avvisi di garanzia. Davanti a pm e agenti di polizia che l’interrogavano, ha mostrato la massima indifferenza, anche di fronte al fatto che la sua vittima aveva dovuto far ricorso a uno psicologo per superare lo stress e l’angoscia che il suo atteggiamento vessatorio aveva provocato.
A fermarlo, alla fine, un provvedimento restrittivo del gip di Ancona: arresti domiciliari con divieto assoluto di utilizzare dispositivi elettronici. La vicenda inizia in Puglia nel 2015. Lui è un 36enne, lei una giovane donna, che dopo aver avuto una relazione con l’uomo, ha deciso di troncare ogni rapporto. Una scelta che ha provocato la reazione furibonda dell’uomo che non ha tollerato, sebbene abbia iniziato una nuova relazione con un’altra donna, che la ex si allontanasse dal suo controllo.
Ha così iniziato a tormentarla, senza darle tregua, utilizzando ogni dispositivo a sua disposizione e la competenza tecnologica che possiede. Telefonate, messaggi, incontri indesiderati: tutto con l’intento di screditarla e di tormentarla. Un vero e proprio stalking sfociato in una denuncia che, tuttavia, non ha fatto sì che l’uomo desistesse dalla sua azione criminale.
La donna ha così deciso di lasciare la terra di origine e trasferirsi in provincia di Ancona. Un cambio radicale, dal momento che sostituire il numero di telefono non era stato sufficiente. Via dalla Puglia, nuova residenza e nuovo posto di lavoro: la fuga e un’altra vita come estremo rimedio per evitare l’angoscia della persecuzione.
Il sollievo è però durato pochissimo. Una pausa così breve da suscitare ulteriori curiosità negli investigatori: lo stalker, infatti, è riuscito ad ottenere il nuovo numero di telefono in un tempo così breve che non si può spiegare con la sua competenza tecnologica. Ogni volta che la donna cambiava numero, lui era prontissimo a ricominciare. In più ha aggiunto un’altra specialità: il cyber-stalking attraverso l’uso dei social network. In sostanza, creava profili della donna utilizzando alcune sue foto originali ma mescolandole con immagini hard tratte dalla rete, in cui una vaga rassomiglianza poteva indurre a ritenere che si trattasse della stessa persona. Da questi profili fake, poi, partivano affermazioni offensive e volgari, per gettare ulteriore discredito nei confronti della donna, nel suo ambiente di lavoro. (Corriere Adriatico)
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