La voglia di entrare al vecchio faro nel cuore del parco del Cardeto per visitarlo senza attendere un evento del Fai e salire fino in cima alla torre da dove osservare il golfo dorico, non manca affatto.
Lo dimostra la porta di ingresso in legno, sfondata a calci. A mantenerla in parte ancora chiusa, vi è un listello in ferro assicurato alle due ante con dei lucchettoni. Il faro dei Cappuccini è un’opera che certamente unisce presente e passato: da un lato, la targa di Pio IX risalente al 1860; dall’altro, le più moderne scritte fatte con bombolette spray lungo gran parte della sua base. Una torre illuminata da alcuni punti luce che mandano il loro fascio più che verso la struttura, direttamente sulle fronde degli alberi piegati su se stessi. A guardarlo, vien da pensare che sia poco il rispetto rivolto a questa struttura che può essere esclusivamente osservata dall’esterno… a meno che non si attenda l’opera di qualche vandalo dal ‘buon cuore’ che ne renda fruibile l’ingresso come ha fatto per l’edificio adiacente: il casottino in cui l’ammiraglio Guglielmo Marconi (in persona) condusse degli esperimenti sulle onde radio lanciando più volte il segnale dal colle anconetano fino alla stazione marconiana di Poldhu, in Cornovaglia. Test che avvennero nelle date dall’8 al 10 agosto del 1904 come ricordato dalla targa posta all’esterno. Se infatti non fosse stato per i vandali, difficilmente si sarebbe potuto visitare l’interno del piccolo edificio rimasto chiuso per decenni.
Ed è proprio per questo motivo, per fargli prendere aria, che i vandali hanno pensato giustamente di aprire (sempre con il garbo che li contraddistingue) pure le persiane. All’interno: file di sedie impilate una sull’altra. Quelle di troppo, sono state utilizzate per cercare di abbattere la vegetazione della falesia che, troppo fitta e alta, non permette di scrutare l’orizzonte. Proseguendo, lungo quest’area vi sono altre aree accessibili permancanza di lucchetti ma l’occhio non può non andare sul muro che fa da cinta alla collinetta dove sorgono sia il faro che il casottino di Marconi, e notare come dei robusti rami spuntino tra i mattoni, e spingano al punto da aprirsi quasi dei varchi. All’abbandono delle strutture si aggiunge pure la poca cura del verde che gli è attorno. Certamente non ci potremmo permettere la firma del borgomanerese Gianfranco Giustina (nominato miglior giardiniere del mondo), anche se da Borgomanero qualcuno è arrivato: la Artingegneria, interessatasi al faro per trasformarlo in un ristorante stellato, mantenendo la collaborazione tra pubblico e privato. Ma la cosa sembra non voler essere digerita per il timore che poi venga tutto comunque chiuso e stravolto rispetto a come si trova ora. Ben venga allora un’alternativa al ristorante, senza però finire alle solite calende greche. (Resto del Carlino)
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